Qualche tempo fa ho dedicato un breve trafiletto alla sprezzatura, inserendolo in altro articolo. Tuttavia sapevo benissimo che prima o poi sarei dovuto tornare su questo argomento, vista la sua primaria importanza. Ho continuato a rimandare ma finalmente ci siamo.
Importanza, certo ma intesa come rigore e metodo; perché il tema dell’eleganza è così vasto che ogni tanto mi chiedo se riuscirò mai a coprire tutti gli argomenti che vorrei trattare. Conoscete la sensazione? Come quando ci si avvicina a una montagna che sembra immensa e invece di pensare ai piccoli passi davanti a noi continuiamo a guardarla nella sua interezza. È un grande errore, lo so, ma confesso che ci cado spesso. Questa è una mia debolezza. Ciò nonostante, continuo a caderci. Vorrei fare troppe cose, scrivere troppi contenuti, e vorrei farlo il prima possibile. Perché mentre scrivo un articolo me ne vengono in mente altri dieci. Con il risultato che spesso scrivo un po’ di fretta, senza troppo intrattenimento. Vado dritto al punto del contenuto e mi fermo lì. Questa cosa non mi piace. Ci sono già siti del genere. Ci sono già blog del genere. Avete presente? Articoletto di 300 parole, con la solita aria fritta. Nessun consiglio veramente inedito. Nessun consiglio veramente pratico. Coronato dal sempreverde “camicia celeste su abito grigio”. Ma per favore…
Se lo leggete, avrete capito che l’intento di questo blog è un altro; E che il mio obiettivo principale è quello di farvi “diventare la versione più elegante di voi stessi”. In che modo? In questo caso, ad esempio, affrontando il complesso e affascinante tema della sprezzatura. Esatto, avete letto bene. Il termine è proprio sprezzatura, e risale al “Cortegiano” di Baldasar Castiglione, un’opera rinascimentale (circa 1520), dove designa una delle principali caratteristiche del perfetto uomo di corte. Così lo spiega Castiglione, secondo il quale la cosa più importante…
“è fuggir quanto piú si po, e come un asperissimo e pericoloso scoglio, la affettazione; e, per dir forse una nova parola, usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi assai la grazia; perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera grandissima maraviglia; e per lo contrario il sforzare e, come si dice, tirar per i capegli dà somma disgrazia e fa estimar poco ogni cosa, per grande ch’ella si sia. Però si po dir quella esser vera arte che non pare esser arte; né piú in altro si ha da poner studio, che nel nasconderla: perché se è scoperta, leva in tutto il credito e fa l’omo poco estimato. E ricordomi io già aver letto esser stati alcuni antichi oratori eccellentissimi, i quali tra le altre loro industrie sforzavansi di far credere ad ognuno sé non aver notizia alcuna di lettere; e dissimulando il sapere mostravan le loro orazioni esser fatte simplicissimamente, e piú tosto secondo che loro porgea la natura e la verità, che ‘l studio e l’arte; la qual se fosse stata conosciuta, aría dato dubbio negli animi del populo di non dover esser da quella ingannati.Vedete adunque come il mostrar l’arte ed un cosí intento studio levi la grazia d’ogni cosa.”
Ecco la sprezzatura, spiegata dal suo primo teorizzatore – nonché creatore del termine. Non servirebbe aggiungere altro, visto che in queste righe è già racchiuso tutto quello che c’è da sapere sulla sprezzatura, sul suo valore, e su come applicarla. Ma vorrei lo stesso riassumere i concetti principali e applicarli alla nostra epoca. Dunque, prendete appunti.
La sprezzatura è: L’arte di far qualcosa dissimulando gli sforzi che ci sono dietro, come se fosse fatto senza fatica e quasi senza pensarci.
La sprezzatura, quindi, è una regola di vita, ora spero sarà più chiaro l’incipit di questo articolo circa il rigore e il metodo, ma nel mondo moderno è entrata prepotentemente anche nel mondo dell’eleganza.Anzi, ne costituisce l’essenza. Detto in altri termini:
La sprezzatura costituisce il cuore dell’eleganza.
La cosa che dovete sfuggire più di ogni altra, ma da cui normalmente nessuno vi mette in guardia, è l’affettazione. L’ostentazione di qualcosa di studiato e innaturale. Più ostentate, meno sembrerà preziosa la vostra scelta. Più mostrate di aver studiato quell'abbinamento, meno sembrerete interessanti. Sembra contro-intuitivo, forse. Perché magari mettete grandi sforzi nel comporre il vostro abbigliamento, e vorreste che il mondo sapesse quanto tempo ci avete messo. Ma così facendo eliminate ogni tipo di grazia e di interesse. Perché sarete innaturali. Pensate alla pettinatura. Più dà l’idea di essere studiata e precisa, meno sarà interessante. Non mi fraintendete, non ho mai detto che l’abbigliamento e l’immagine non debbano essere meditati. Anzi, esattamente il contrario. Quando riuscirete a padroneggiare veramente appieno la sprezzatura, potrete infatti: Sembrare perfetti, interessanti e attraenti, ma dando l’impressione di non esservi sforzati per farlo. E vi assicuro che questa è in assoluto la cosa più difficile da fare. Perché? Perché genera meraviglia e ammirazione. Il processo mentale di chi vi guarda è questo: “Ma cavolo, guarda lui come sta bene con le prime cose che ha trovato aprendo l’armadio. Io sto ore davanti allo specchio e ancora non riesco ad abbinare bene una camicia e una giacca”.
Questo è il risultato che dovete perseguire, perché questa è la vera essenza dell’eleganza. Eleganza è disinvoltura, sapienza nell’accostamento di accessori, colori e capi di abbigliamento ma senza dar l’impressione che dietro ci sia un particolare studio o sforzo. Lo sforzo ci sarà, sia chiaro. Non dovrete mai e poi mai vestirvi a caso. Ma chi vi incontrerà dovrà pensare che lo avete fatto. That’s it. Perché, come dice Castiglione, non c’è nulla che genera più meraviglia del vedere una persona eseguire con facilità un compito che sappiamo essere difficile. Per la maggioranza degli uomini, vestirsi con eleganza è un compito estremamente complesso: ecco perché se voi lo fate con successo, ma soprattutto dando l’impressione di non esservi nemmeno sforzati per farlo, vi guadagnerete istantaneamente la loro ammirazione.
Questa è una tecnica vecchia come il mondo, nell’antichità, ad esempio, come ricorda Castiglione, alcuni oratori iniziavano le loro performance affermando di non esser molto bravi, o di non aver mai studiato. In questa maniera si assicuravano lo stupore dell’uditorio durante l’orazione. Questo accade anche ai giorni nostri. Ho assistito a scene simili nelle situazioni più diverse. Ad esempio alle audizioni dei vari talent show, dove i concorrenti più astuti e furbi, prima di iniziare a esibirsi, affermano di non aver mai studiato canto (o quello che è), e magari di non esseri mai esibiti in pubblico. Così facendo abbassano le aspettative, aumentando il livello di ammirazione e stupore.
La sprezzatura si applica ad esempio anche alla musica. Anzi, è il segno più grande di virtuosismo musicale, quando qualcuno è in grado di suonare un pezzo difficilissimo ma dissimulando una certa disinvoltura. Come se stesse facendo la cosa più semplice del mondo. Questo genera ammirazione. Sempre. È nella natura umana. Del resto vi è anche un modo di dire che rimanda a questo concetto, ovvero: essere sprezzanti del pericolo.
Quando siete bravi a fare qualcosa di difficile ma date l’impressione che per voi è naturale, che non vi state impegnando, e non c’è nessun particolare sforzo dietro… avete fatto bingo!
Il segno tipico di chi davvero padroneggia la sprezzatura è che, dopo un complimento, risponde frasi come “ma no, è la prima cosa che ho trovato”, oppure “grazie, anche se a dire il vero ho preso due o tre cose a caso dall’armadio e le ho messe insieme”.
Non è vero. Le cose non sono andate così. Ma se è l’operazione è riuscita, non avrete problemi a credere alle sue parole.Tuttavia non avventuratevi a usare frasi simili finché non siete davvero esperti. Rischiereste di fare una grossa figuraccia. Anche a seconda degli ambienti. Non sempre è visto di buon occhio il fatto di metter poca cura nella scelta dell’abbigliamento. Specialmente in ambienti formali.
Riuscire a vestirsi con sprezzatura in ambienti formali è quanto di più complesso, delicato e persino “pericoloso” che possa esistere.
Ma in ambienti un po’ più rilassati potrete sperimentare a dovere. Anche e soprattutto accostando accessori e colori apparentemente a caso ma ovviamente dietro ci sarà studio e fatica. In questo modo riuscirete a evitare lo spiacevole effetto innaturale che inevitabilmente circonda le persone troppo “precise”, perfette, che quasi non piegano il collo per paura che un capello vada fuori posto, o che non mettono le mani in tasca da quanto sono “impalate” e ingessate.
Quindi il mio consiglio è quello di scalare la montagna a piccoli passi. Anche per non dare l’idea di aver stravolto il vostro look e la vostra personalità in chi vi conosce da tempo. Cadreste nel famoso errore di cui sopra. È bene dunque partire dai contesti più informali e iniziare a giocare con i colori. Prima dando vivacità con gli accessori (sciarpe, cappelli, fazzoletti, braccialetti, orologi, anelli, profumi, gemelli, occhiali) poi passando a calzini e cravatte, cintura e scarpe.
Quando i colori vi sembreranno armoniosi (mi raccomando non mettete tutte queste cose insieme ma alternatele. Non state addobbando l’albero di Natale) allora passate alle fantasie. Il concetto chiave è che deve risultare un tocco di brio e di luminosità, non una tavolozza. Quando anche le fantasie degli accessori saranno in equilibrio tra loro, passate alle fantasie degli abiti. Io direi che la scelta più saggia è quella di utilizzare le fantasie tipiche di un tessuto (tweed, coste, trame, quadri, righe, pois) su quel capo che tradizionalmente è fatto di quel tessuto. Banalmente: la camicia a righe e la cravatta a pois, non il contrario. Giusto? Il velluto a coste e la camicia a quadretti, non il contrario. Giusto? Allora continuate così.
Bene, ora che le fantasie (e i relativi colori, infatti se ci fate caso in questo modo risparmiate un passaggio) degli indumenti sono in equilibrio ma vivaci al punto giusto, passate alla vestibilità. Una camicia su misura, un abito della vostra taglia sono la base su cui appoggiare qualcosa messo fuori dal comune: una sciarpa lasciata lenta, un nodo alla cravatta diverso dal solito, un polsino per gemelli sotto una giacca sportiva, un cappotto rosso su un abito scuro, gli stivaletti allacciati sotto un gessato, i mocassini scamosciati sotto i jeans, ecc. insomma i contrasti. Contrasti ben studiati e dissimulati dal fatto di essere piccoli e pochi. Il trucco è che se tutto è in contrasto nulla lo è, e sembrerà solo un abbinamento sbagliato. Se invece ho abbinato tutto alla perfezione ma lascio uno/due elementi in contrasto e questi vanno a richiamare gli accessori, il gioco è fatto. Voilà.
L’eleganza è naturalezza, nello scegliere ma anche poi nell’indossare con disinvoltura ciò che hai scelto. E questa è la cosa più difficile.Anche perché non tutti ci riescono. Nemmeno dopo anni di pratica. Ma solo a quel punto si entra davvero nel territorio dell’eleganza.
Non basta un completo per essere eleganti. Quello che serve è saperlo indossare nella maniera giusta, come se fosse la cosa più naturale del mondo. A tutto questo si aggiunge la complessa arte della sprezzatura. Che come avrete capito non è certo materia per principianti. Non vi dico queste cose per spaventarvi, ovviamente. Eppure mi sento in dovere di avvertirvi che difficilmente riuscirete domattina, a mettere in pratica quello che avete appena letto.
Il percorso naturale però è questo. Anche perché, una volta apprese quelle informazioni, quello che potete fare – se non avete acquisti in programma – è proprio far rivedere da un sarto i vostri attuali completi per portarli al livello di perfezione necessario per essere un vero Italian Gentleman.
credits: Eleganza Maschile - Instagram - The Gents Journal
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