Il titolo completo di questo articolo dovrebbe essere: Bretelle o cintura? Quello che puoi imparare da Gordon Gekko, dal “Lupo di Wall Street” e dal Grande Gatsby.
Nel 1987 usciva uno dei film più famosi della storia: Wall Street di Oliver Stone, con Micheal Douglas come protagonista nei panni di Gordon Gekko, interpretazione che peraltro gli è valsa un Oscar. Un film storico, che ritraeva il mondo senza scrupoli dell’alta finanza di Wall Street, fatto di speculazioni e molto spesso di raggiri ai danni dei piccoli risparmiatori, ma soprattutto fatto di… estrema eleganza. Certo, molto spesso l’eleganza è legata al denaro.
È inutile negarlo. E dove il denaro scorre a fiumi, l’eleganza non è da meno. Gordon Gekko è uno squalo della finanza, ed è diventato un simbolo dell’avidità senza limiti. Si tratta di un personaggio immaginario, ma che è passato alla storia e si è fissato nell’immaginario collettivo di tutti noi. In che modo? Ve lo dico con una semplice immagine: Michel Douglas con la camicia celeste e le bretelle. Le bretelle… Un simbolo inseparabile dal personaggio di Gordon Gekko.
Se Gordon Gekko era un personaggio immaginario del grande schermo, Jordan Belfort non lo era affatto. Negli ultimi anni un altro dei registi più famosi della storia ha deciso di dedicare una pellicola al mondo di Wall Street. Si tratta di Martin Scorsese, che ha riportato alla ribalta il personaggio di Jordan Belfort, grazie a un altro film, anche questo di grandissimo successo. Intitolato The Wolf of Wall Street, questa volta il protagonista era impersonato da Leonardo Di Caprio: uscito nel 2013, anche questo film ha fatto un gran scalpore per via della depravazione del protagonista. Ispirato alla storia vera di Belfort, il protagonista del film è accecato dalla sua insaziabile sete di denaro e inizia la sua spietata scalata verso le vette di Wall Street. Non si ferma davanti a niente e a nessuno, e inizia ad accumulare un patrimonio personale straordinario, in pochissimo tempo. Vive una vita sfrenata, fatta di eccessi di ogni tipo. Macchine sportive, droghe di ogni tipo, e ogni possibile lusso. Non fa eccezione la sua passione sfrenata per l’eleganza e per gli abiti sartoriali, che accumula in maniera spasmodica. Lungo tutto il film, Belfort/Di Caprio compare con centinaia di abiti costosissimi e dei più pregiati tessuti, e sarei pronto a scommettere che sotto ognuno di quegli abiti indossasse sempre delle bretelle… sapete perché? Perché con un abito sartoriale, la cintura è un vero e proprio crimine.
La cintura rovina tutto. O non si indossa niente, nel caso i pantaloni abbiano le due “fascette” laterali, o ancora meglio sarebbe se indossassimo le bretelle, ma ovviamente non quelle con la clip, bensì quelle coi bottoni. Comunque ci torneremo fra poco.
Pensando a Di Caprio, ora mi viene un altro personaggio fantastico, che con l’eleganza ci va a nozze. Si tratta de Il Grande Gatsby. Ricordate? Il film è uscito nel 2013, ed è tratto da un romanzo di Fitzgerald del 1925. (tratto è la parola giusta perché il romanzo… beh è un’altra cosa. Leggetelo.) Ambientato a New York nel 1922, è un ritratto della vita sfrenata degli anni del jazz, dove il protagonista vive le sue giornate fra i lussi più sfrenati, l’alcol e una vita da playboy. Ma soprattutto, vive una vita fatta di eleganza sfrenata. Se avete visto questo film non può non esservi rimasta impressa la spettacolare e infinita serie di abiti indossati dal protagonista. Una vera e propria sfilata nella moda maschile, con ogni tessuto e accessorio possibile e immaginabile. Ora, secondo voi un tipo come Gatsby indossa la cintura? Certo che no! Anche lui, indossa sempre e solo le bretelle.
Quindi ora vi chiedo: Cosa possiamo imparare da Gordon Gekko, dal “lupo di Wall Street” e dal Grande Gatsby? Cos’hanno in comune fra loro? Esatto, proprio questo: Tutti e tre indossano sempre e solo le bretelle! Vi sembra un caso? Vi assicuro che non è così. La bretella non è per nulla una cosa “d’altri tempi”, anche se sicuramente è un po’ caduta in declino negli ultimi anni. Ma sicuramente gli uomini più eleganti del mondo ne fanno ancora un grandissimo uso. Vediamo di capirci qualcosa in maniera ordinata e meno cinematografica. Non si tratta di gusti personali, o di pareri. Banalmente potrei dirvi che io non indosso bretelle. Si tratta di un discorso oggettivo, semplice, e direi quasi scientifico.
Indossando le bretelle, i pantaloni scendono “meglio” rispetto alla cintura.
Ora vi spiego il perché.Un detto sartoriale inglese afferma: I pantaloni devono pendere dalle spalle, non dai fianchi! Ed è verissimo. Le bretelle, soprattutto con un abito sartoriale e in occasioni formali, permettono al pantalone di “cadere” in maniera più uniforme, e di restare quasi “sospeso”, invece di afflosciarsi sotto la cintura o sulle scarpe, perché continua a scendere nonostante la cintura. Inoltre, per la stessa ragione, la bretella permette di sostenere il pantalone in maniera uniforme da tutti i lati, mentre la cintura tende a farli scendere sul dietro e a tenerli sul davanti.
Senza contare che con la cintura, se il pantalone non è già stretto di suo, si creano una serie i pieghe e di rigonfiamenti nel giro vita, che possono addirittura creare una sorta di effetto “palloncino” con i pantaloni stretti in vita che poi si rigonfiano sul sedere e sulle anche. Sicuramente è da evitare, almeno in contesti formali. Altra cosa da considerare, a livello estetico, è il fatto che la cintura spezza l’armonia globale dell’abito anche a livello estetico, perché è una brusca linea orizzontale. Senza cintura, invece, anche con la giacca aperta la figura sarà più slanciata e armoniosa, sicuramente più raffinata.
Le bretelle hanno una funzione specifica, e non sono un accessorio ornamentale.
Tutto chiaro? Bene, procediamo. Le bretelle non sono un ornamento, non servono ad abbellire, ma hanno una funzione pratica. Devono sorreggere il pantalone. Punto. In origine, nell’Ottocento e ancora ai primi del Novecento, le bretelle erano considerate parte dell’abbigliamento “intimo”, pertanto erano sempre rigorosamente nascoste, normalmente dal gilet. Ecco perché, ancora oggi, le bretelle sono sicuramente, e senza il minimo dubbio, l’unica scelta possibile con un abito a tre pezzi. Oltre alla miglior figura generale, con il gilet non si corre nemmeno il rischio che le bretelle escano fuori o si intravedano. Ma certo, i tempi sono cambiati. Ora alcuni uomini le sfoggiano addirittura anche senza giacca, un po’ come Gordon Gekko.
Come ogni scelta stilistica, trovando il nostro tratto distintivo, bisogna mantenerlo, così la gente inizierà a identificarci come “quello che porta sempre il foulard”, o “quello che ha sempre le bretelle” o ancora “quello con le cravatte a fiori”. E così via. Insomma, per farla breve, le bretelle non dovrebbero mai mancare nel guardaroba di un uomo veramente elegante, e con dei costosi abiti sartoriali. Ma ricordate:
Lasciate stare le bretelle con le clip!
Non permettono ai pantaloni di scendere in maniera uniforme, rovinano la figura, e soprattutto… rovinano i pantaloni! Le uniche bretelle che andrebbero indossate con un completo sono quelle con le asole. In questo caso, dovrete farvi mettere dal sarto dei piccoli bottoni all’interno dei pantaloni, e soprattutto dovreste farvi togliere i passanti.
Non è bellissimo da vedere un pantalone senza cintura ma coi passanti. Tuttavia questo è solo un semplice dettaglio. L’importante è che abbiate colto che con un abito costoso (e prezioso), magari fatto su misura, la cintura non va affatto bene.
credits: Eleganza Maschile - Google
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